domenica 21 aprile 2024

Incontro di Venerdi 12 Aprile: visita al Museo Bandini di Fiesole e Convento di San Domenico

 

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Ecco la recensione di Massimo alla visita: 

Finalmente ! Sì, è proprio il caso di dirlo: finalmente siamo riusciti a visitare il Museo Bandini a Fiesole, che, ha dispetto della targa apposta a lato dell'ingresso col dettagliato orario di visita, è sempre chiuso !

Se siamo riusciti a vederlo, dobbiamo ringraziare Eugenio Stefani che con tenacia e pazienza è arrivato a procurarci l'apertura del Museo e con tanto di guida, veramente esperta e di chiara esposizione: Silvia Borsotti.

Il gruppetto dei partecipanti di "Quelli del Pignone", sette in tutto come si vede dalla foto di gruppo scattata all'interno del Museo (Foto 1), è rimasto molto soddisfatto della conduzione della visita. 

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Il Museo Bandini (Foto 2) nasce, come altri già visti, dall'eredità di un collezionista: Angelo Maria Bandini (Firenze, 1726 - Fiesole, 1803); era un prelato, colto e appassionato d'arte, vissuto in pieno Settecento, ovvero in un'epoca in cui si considerava "primitiva", in senso dispregiativo, tutta la pittura prodotta dal XIII secolo fino al Botticelli compreso.

Il Bandini, però, fu un erudito d'eccezione per l'epoca, tanto da comprendere e valorizzare l'Arte del Medioevo e riuscì a raccogliere una discreta collezioni di dipinti "primitivi" che chiese, conventi e istituzione tendevano a disfarsene.

Il Museo è dal 1913 ospitato in una palazzina costruita appositamente dall'architetto Castellucci, dietro l'abside del duomo, e raccoglie, dunque, prevalentemente opere pittoriche, dal XIII secolo fino agli albori del XVI secolo, di artisti  prevalentemente italiani, direi toscani; ad alcune di queste opere si aggiunge al valore artistico anche quello storico.


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L'opera più antica è una "Crocifissione" (Foto 3) datata 1270-75 da un Maestro di Galliano, attivo a Firenze nella seconda metà del XIII secolo. Del Trecento, Nardo di Cione (fratello del più noto Andrea di Cione detto l'Orcagna) ci offre una particolare immagine della "Madonna del parto" (Foto 4) del 1355 ca. Arrivati al Quattrocento, sono notevoli le quattro tavole dipinte da Jacopo del Sellaio (Firenze, 1443 - 1493) con i "Trionfi" secondo il poema del Petrarca, delle quali la (Foto 5) mostra il trionfo dell'Amore e quello della Pudicizia; pitture, queste che la nostra guida ci  ha magistralmente illustrato seguendo tutta la complessa simbologia che sviscera la logica del pensiero petrarchesco.

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Anche la scultura è presente in questo Museo, con opere del Quattro/Cinquecento, ad esclusione di una trecentesca "Madonna col Bambino" della scuola di Andrea Orcagna.

Tra le sculture è da segnalare una "Madonna col Bambino" modellata in terracotta, dipinta a freddo, (Foto 6), attribuita a Filippo Brunelleschi (del 1400-1415), tornata al Museo da un recente restauro; la particolare concezione del gruppo, dove il Bambino è atteggiato come a cercare protezione nella madre, ha rappresentato uno schema artistico molto ripetuto dagli artisti successivi.

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Notevole è anche la raccolta di terrecotte invetriate dei Della Robbia e dei Buglioni, esposte in un ampio salone (Foto 7) nel quale ha termine la visita del Museo.

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Il filmato che ho composta dovrebbe illustrare meglio la consistenza di questo Museo, dove la rassegna delle opere esposte è fatta in maniera più ampia e più di metà del tempo del filmato è dedicato ad alcune delle spiegazioni offerteci dalla guida Silvia Borsotti.

 La mattinata non è finita con la visita al Museo, ma, scesi a San Domenico (Foto 8), all'ingresso del locale Convento domenicano, ci attendeva un'altra guida nella persona del priore don Aldo Tarquini.

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Il convento di San Domenico fu fondato dal beato Giovanni Dominici nel 1406, quando ancora a Firenze, presso la basilica di San Marco, il convento era occupato dai padri Salvestrini.

A San Domenico dimorò per qualche tempo il Beato Angelico dove eseguì alcune pitture a fresco, ma delle quali oggi rimane solo una Crocifissione (Foto 9) nella Sala del Capitolo, alquanto deperita, ma leggibile.

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Il Convento oggi ospita, come molti altri edifici storici dei dintorni, sezioni della EUI (European University Institute), grazie alla quale tali edifici hanno avuto i necessari restauri e sono attualmente mantenuti.


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Il chiostro, composto da un bel porticato su due lati, incornicia il giardino degli aranci amari (Foto 10).  Superato il braccio del convento dov'era il noviziato, attraversato l'uliveto, si giunge alla Cappella delle Beatitudini, un triportico con volte affrescate (Foto 11),  ma con le pitture molto danneggiate, sebbene fatta restaurare nel 2016 col contributo dell'avv. Paolo Fresco.

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Infine, la visita alla chiesa (Foto 12) dove la celebre e bella  pala d'altare del Beato Angelico, nella prima cappella a sinistra entrando, non era presente perché in restauro.

Notevole l'architettura barocca in legno dorato dell'altare maggiore (Foto 13) che ricorda lo stile "Manuelito", ovvero il barocco della Spagna.


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 Un pranzo veloce, buono, alla locale Trattoria "Piatti e Fagotti" di via delle Fontanelle, il cui nome è ispirato dalla vicina Scuola di Musica di Fiesole; caffè all'angolo, presso il bar-alimentari "Le Fontanelle", visibile nella Foto 8.

 Giornata serena, soleggiata e come al solito, anche se in pochi, passata allegramente.

 Qua trovate il bel filmato di Massimo 

Crediti:
Massimo Pinzauti recensione  della visita foto e filmato
Eugenio Stefani : organizzazione della visita
Mauro Cappelli: pubblicazione e gestione del blog


sabato 20 aprile 2024

Incontro di Mercoledì 17 Aprile e "Chiacchierata" con Michele Stangarone sul suo libro “Nuovo Pignone. Un’entusiasmante storia tecnica. Da Firenze, all’Italia al mondo”

 


Solita numerosa partecipazione per l'incontro di metà mese. Dopo il caffè, ci siamo trasferiti, sempre chiacchierando, al Circolo del Torrino di Santarosa per l'incontro con Michele Stangarone e il suo libro. Inevitabili calorosi saluti e abbracci con Michele che diversi di noi non vedevano da diversi anni.


Michele ha iniziato parlando dell'origine del libro e come esso copra una carenza
 nella storia tecnica del Pignone di quegli anni. Quindi dei vari risvolti per la stesura .

Ha accennato a interessanti vicende non riportate nel libro sulla storia tecnica del Pignone. Dai partecipanti sono state rievocate le sempre emozionanti piccole e grandi vicende della vita Pignone.  
Personalmente lo trovo un incontro particolarmente interessante e utile. Soprattutto per uno come me interessato a tutto quello che è storia. Da sempre sento la necessità di raccogliere documentazione per cercare di mantenere viva la storia della nostra società. Questo è anche un motivo della nascita del blog. Chiedo a tutti di continuare a inviare materiale per la storia del Pignone.

Terminato l'incontro con Michele, alcuni dei partecipanti hanno pranzato presso il Circolo.


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Mercoledì prossimo 24 Aprile ci troviamo alla caffetteria delle Oblate alle ore 9,30 per programmare le nostre attività.

venerdì 5 aprile 2024

Incontro di Giovedì 4 Aprile 2024: Visita Museo Horne e Casa del Vasari

 

Segue la recensione che Massimo ha preparato per noi:

 Come nostro solito: visita programmata, visita eseguita puntualmente. Giornata primaverile, adatta agli incontri.

Per l'occasione ci siamo radunati in Piazza Santa Croce per il doveroso caffè iniziale presso Finisterre, quindi trasferimento, percorrendo Borgo Santa Croce , in via dei Benci dove ha sede il Museo fondato da Horne in quel palazzo, già degli Alberti di Catenaia, poi acquistato alla fine del Quattrocento dai Corsi che lo rimodernarono nello stile rinascimentale e quindi acquistato dal collezionista inglese il quale, liquidati i possedimenti londinesi, si trasferì a Firenze, da lui già conosciuta nel suo viaggio in Italia negli anni 80 del XIX secolo.

Per quanto concerne il Museo niente di nuovo rispetto alla precedente visita eseguita il 27 novembre del 2018, il cui post lo trovate al link seguente:

 https://quellidelpignone.blogspot.com/2018/12/incontro-del-27-dicembre-2018-visita.html 

 dove è anche il link al filmato fatto in quell'occasione dal nostro regista Mauro Cocchi.

 In effetti una novità l'abbiamo avuta: assenza completa dei "totem" con la descrizione delle opere esposte,  però ci hanno detto che on-line nel sito del museo c'è la guida virtuale; il problema è che all'interno del museo non si capta nessun segnale e, per giunta, non avevo con me il libro-catalogo edito da Polistampa (Foto 1)  veramente illustrativo.

 

Foto 1

Meglio è andata per la seconda parte della visita, quella alla Casa del Vasari, situata in uno dei Palazzi Spinelli, quello al civico 8 di Borgo Santa Croce. Dopo la visita di quasi cinque anni or sono, ho avuto modo di scrivere sull'argomento una delle mie guide dal titolo "La Casa di Giorgio Vasari a Firenze" che si trova nel nostro blog, scaricabile in pdf, dalla sezione "Le guide di Massimo".

 Proprio seguendo passo, passo, questa mia guida ho espletato la illustrazione di questa casa già prima di lasciare il Museo (Foto 2), per quanto concerne la parte introduttiva. Ricordiamo che di questa dimora, dove il Vasari spirò nel giugno del 1574, oggi rimane intatta la Stanza grande, completamente affrescata da lui dal 1571 ca. con l'apoteosi dell'Arte del Disegno, dalla quale discendono tutte le Arti figurative: Pittura, Scultura, Architettura, oltre raccontare, tramite due episodi narrati pittoricamente, le origini della pittura dai due maestri dell'antica Grecia: Apelle e Zeusi rammentati dagli scritti antichi e trascritti da Plinio il Vecchio.

Foto 2

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Nella (Foto 3), scattata come la precedente da Eugenio Stefani, si vede il nostro  gruppo nella Sala grande di Casa Vasari, intento ad ascoltare il racconto da me propinato, sperando di non aver annoiato nessuno. 

Purtroppo devo lamentare che c'è stata la presenza di un paio di partecipanti dal comportamento non conforme a queste nostre visite culturali: il loro pressoché incessante parlottare tra loro ha recato non poco disturbo a quanti erano attenti alla mia illustrazione del Museo, ed anche a me, costringendomi a parlare in tono di voce più alto.

 Ringraziamo Massimo per tutto quello che fa per  Quelli del Pignone e anche per la sua pazienza.