lunedì 7 gennaio 2019

La Befana del Pignone …….



I miei ricordi della Befana al Pignone risalgono a oltre 20 anni fa quando portavo Leonardo a "prendere la calza", ricordo gli spettacoli per i ragazzi alla mensa…. La visita allo stabilimento quasi non me la ricordo anche perché allora c'ero ogni giorno. Quest'anno c'era la possibilità di ritornare a visitare lo stabilmento ma mi sono accorto di essere combattuto se tornarci dopo diversi anni, forse preferivo ricordarmelo com'era e non l'ho fatto. Vincenzo invece  ci è andato e ci racconta così bene le sue impressioni che è un po' come esserci stato….:

"Come programmato, sono stato in visita allo stabilimento del Pignone in occasione della tradizionale apertura di Befana.

Ero insieme a Ezio Campani e ad un mio carissimo amico, Gabriele, che mi aveva manifestato da tempo il desiderio di visitare il Pignone.

Ringrazio Stefano Mantellassi che ha accettato di spendere una mattinata di festa per accompagnarci nella visita (è infatti formalmente necessario un dipendente che “inviti” e “accompagni” gli ospiti). Lo ringrazio anche e soprattutto, però, per tutte le spiegazioni che ci ha dato nel corso della visita. E poi quanta passione ci mette nel raccontare il Pignone!

Che dire? Erano più di dieci anni che non varcavo la soglia del Pignone e quindi un po’ di emozione l’ho provata, anche se mitigata dal fatto di essere entrato da FIR.

La prima cosa che colpisce entrando (dopo un saluto d’obbligo a Vigorone) è indubbiamente la mensa ristrutturata. Ora sembra la hall di un grande albergo e mi dicono che anche la qualità del cibo sia in linea con la qualità dell’ambiente. Decisamente un plus.

Ma andiamo alle cose “serie”. L’officina si presenta nella sua maestosità consueta, simile a quella di una moderna e laica cattedrale e alla prima occhiata ti sembra che nulla sia cambiato. Come sempre colpisce l’ordine (“sembra un salotto” è stato il commento del mio amico che la visitava per la prima volta). Rispetto al passato ci sono cartelli “didascalici” attaccati alle varie campate che indicano i vari tipi di lavorazioni a cui ciascuna è dedicata (è cosa abbastanza buffa, ma forse ora c’è qualche normativa che lo prescrive) e poi sono indicate in modo ancora più marcato che in passato le zone di lavoro, le vie di transito e le aree per così dire “pedonali”. 

Poco sopra ho detto che “ti sembra che nulla sia cambiato”. In realtà inoltrandosi nella visita ti accorgi ben presto che ci sono nuove macchine utensili legate a metodi di lavorazione sviluppati negli ultimi anni (uno per tutte l’elettroerosione), come pure attira l’attenzione la sezione in cui viene sviluppata la “stampa 3D” di componenti.

L’attenzione è richiamata anche da un recente bunker gigante per la prova di sopravelocità di grossi rotori di compressori e turbine.

È stato poi emozionante ritrovare, come si ritrovano delle vecchie conoscenze, là al loro posto, dove … le avevo lasciate, macchine storiche come le mitiche “Mandelli a 5 assi”, allora fiore all’occhiello quando si accompagnavano in officina i clienti già a fine ’80 o primi ’90.

In definitiva la sensazione confortante che si ricava da questo mix di vecchio e nuovo è che l’officina in questi anni si sia via via ben aggiornata per consentire al nostro amato vecchio Pignone di rimanere azienda leader nel mondo.

Ritornare al Pignone ha riacceso in me bei ricordi e pur senza indulgere a inutile retorica, non credo di sbagliare a dire che ne vale sempre la pena visto quanto del tempo migliore della nostra vita tutti ci abbiamo passato e quanto impegno gli abbiamo dedicato!"

 
Ringraziamo di questa bella descrizione Vincenzo.

A proposito, di vecchie mense proviamo a capire insieme di quale mensa si tratta quella della foto ...

La vecchia mensa ......chi l'ha vista ce lo faccia sapere ....


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15 commenti:

Gigi mina ha detto...

Caro Vincenzo,la tua descrizione della mensa e della parte officina dell'attuale
Nuovo Pignone è descritta con il cuore.Io sono uscito dal Nuovo Pignone a dicembre 1999.
A Ottobre 2000 sono stato contattato da l'ingegneria per seguire le ditte esterne che
lavoravano per noi e alcune lo fanno anche adesso.
Poi mi fù chiesto di realizzare le referenze dei vari prodotti in forma ufficiale e questo
è stato per me un grande onore.Avevo una postazione interna, un lavoro impegnativo perchè i prodotti da gestire erano Tu/Gas-Tu/Va-Co/Ce-Co/Al-Espantori,comprese le macchine prodotte dalla Thermodin.Giravo tutto il Pignone compresa l'officina per "raccattare"i parametri richiesti.Sono Uscito nel 2013 e una parte di quello che tu hai descritto la conosco
Come vedi anche io ricordo con piacere gli anni trascorsi in azienda.

carlo greco ha detto...

Ciao Vince, come avrei voluto esserci anch’io la’ insieme a te. Ma in realtà mi hai fatto comunque “esserci” in mezzo a quelle campate zeppe di ricordi (ora mi scappa un po’ di retorica) e rivedermi idealmente percorrere in lungo ed in largo i luoghi della mia gioventù. E sai cosa sarei andato a vedere per prima? : la supermitica fresatrice verticale “Skoda” (o l’avranno rottamata?) che già era vegliarda nel ’62, quando la vidi la prima volta e me la decantarono con orgogliosi apprezzamenti: tutte le incastellature degli alternativi passavano sotto il suo tunnel.
E la Mandelli (o Minganti? Non ricordo bene) che eseguiva la saldatura dall’esterno di disco e controdisco delle giranti chiuse, mentre il “Cliente” osservava con sorpreso compiacimento e quasi incredulo che le macchine utensili li’ intorno fossero progettate in Italy.
E la macchina “tastatrice” (come si chiamava?) per il controllo dimensionale, estremamante preciso, delle giranti?
E poi, e poi, e poi…..
Chiudo qui, perché mi sovrapporrei a tutto quello che hai descritto tu, aggiungendo che quando ebbi occasione di rientrare in officina come rappresentante di un cliente per l’LNG, vidi operare anche il megabunker a livello e le varie postazioni per elettroerosione.
La vecchia mensa? Non è quella anni’50 che era nei capannoni sotto la torre delle torpedini?

Anonimo ha detto...

Massimo Pinzauti commenta.
Sì Carlo, è la mensa precedente, quella ancora presente negli anni cinquanta, ma era lungo il lato nord dell'area Pignone, dove poi, un po' più a ponente, dove c'era la villa Rucellai, hanno costruito quella che per tanti anni abbiamo frequentato.
Negli ultimi mesi del 2015 (e anche i miei ultimi mesi di servizio al Pignone) la mensa è stata ampliata e ristrutturata ed ho avuto appena il tempo di usufruirne per poco più di mese.
Sulla nuova mensa ho fatto a suo tempo un "reportage" che ne illustra la disposizione dei servizi in maniera fotografica e commentata. Chi vuol vederla può andare in questo blog all'etichetta "La Mensa" (è la decima voce nella colonna delle etichette) e scorrendo quasi alla fine si trova il link al documento che ho scritto.

Andando alla viva descrizione fatta da Vincenzo, devo dedurre che sostanzialmente non siano stati fatti investimenti ulteriore in questi ultimi tre anni, in quanto la descrizione ricalca quanto ho visto quando ero ancora impiegato, ovvero fino alla fine del 2015.
Non so se il percorso di visita quest'anno era sempre limitato alla parte centrale dell'officina. Ricordo che la maggior parte nuove macchine utensili relative alle nuove tecnologie erano sistemate, per la maggior parte, nell'area ex fonderia, dove si trovava il magazzino dei modelli e l'area della distaffatura delle fusioni; mi riferisco alle macchine per l'additive manufacturing e diverse frese a cinque assi (anche se alcune di quest'ultime si trovavano pure nella meccanica ed un in particolare una era collocata all'inizio della campata, dove si montavano gli alternativi).
Sembra comunque, che la storica fresa-pialla Mandelli e il trapano-fresa Skoda siano inamovibili.

Gigi mina ha detto...

Dalla foto mi sembra il locale mensa attuale.Logicamente non gli arredi.
I tavoli tondi gli ho trovati nel 1963 quando sono stato assunto il 1° Aprile !!!!
Non era un pesce ma una splendida realtà.
Sulla destra si vede il famoso nastro trasportatore dove depositavamo i vassoi con le
stoviglie per essere trasportati al lavaggio.
Ricordo che "un giorno, si e un altro si", si bloccava per la gioia del personale!!
Quando accadeva....immaginate i commenti.
Anche questi erano bei tempi.
Gigi

Gigi mina ha detto...


Cosa c'è adesso nell'area dove prima c'era la mensa rappresentata nella foto in bianco e nero?

Gigi

Anonimo ha detto...

Nell'area della mensa anni 50 ci trovate, dagli anni 60,
Dig1, più tardi prolungato col Dig4.
Massimo Pinzauti

carlo greco ha detto...

Grazie tante Massimo.
Mauro, sono andato su "La mensa" ed ho trovato con piacere tanti commenti di EX. Uno mi ha fatto sorridere e sospirare di nostalgia: quello di TIZIANA NALDI che i suoi portarono al veglione di fine anno del 1963 e lei aveva appena 9 anni: C’ERO ANCH’IO! era il mio secondo anno di Pignone ed il mio primo veglione alla mensa. Avevo (sigh!) 22 anni ed, ovviamente andavo la per (illusione) imbroccare; ma, vedendo l’aria, inaspettata, che tirava (operai con operai ed colletti bianchi con simili) io, che ero Manovale Specializzato, mi limitavo ad osservare, ma comunque in allegria, con i colleghi d’officina.
Ma mi attrezzai per l’anno successivo e, in barba a tutti, portai con me TRE ragazze! (ho la foto da qualche parte:la cercherò). E, ovviamente!, mi feci un bell’ascendente, che durò a lungo, coi colleghi manovali.
Un altro bel ricordo..

Avrei risposto a quel commento, ma è su Feisbuk. Ma se ne hai altri, potresti pubblicarli.
Gigi, accanto alla prima Colonna all’estrema destra della foto, oltre il nastro, c'era il nostro supertavolo, ricordi?

Mauro Cappelli ha detto...

Il post di Vincenzo ha spopolato veramante su Facebook e di conseguenza sul blog 479 accessi e 223 in questo momento. Molti commenti e soprattutto mi piace. E' anche diventato il più popolare. Ho aggiunto da qualche settimana questo gadget al blog ed altro..ho aggiunto i contatti e qualcuno ha chiesto l'iscrizione.
Carlo vorrebbe qualche commento da FB....
https://business.facebook.com/QuelliDelPignone/ provate a incollare il link precedente e anche senza avere l'account qualcosa dovreste vedere...
Grazie per la conferma che la foto in B/N era la vecchia mensa non ne ero sicuro.
....Gigi spazia su FB ha rispolverato vecchie foto che avevo messo anche quelle ...

Anonimo ha detto...

Ringrazio tutti per le buone parole con cui avete commentato l'articolo.
Sinceramente credo che il merito vada all'argomento trattato, visto che la visita allo stabilimento per Befana è sicuramente stato un momento gioioso per tutti specialmente nei primi anni di lavoro al Pignone, quando orgogliosamente portavamo in visita mogli, figli, genitori e amici. E ancora oggi ho visto che continua questa bella consuetudine da parte delle nuove generazioni. Anzi a proposito dei piccoli ora c'è anche un trenino, tipo quello che c'è ai Gigli per intendersi, per far fare comodamente il giro senza perderne qualcuno dentro un compressore ...
Per quanto riguarda il percorso della visita (qui rispondo a Massimo) va detto che come in passato è molto limitato, in pratica solo la parte centrale del capannone antistante alla mensa, ma tutto sommato è sufficiente per dare bene l'idea dell'officina, che è in definitiva lo scopo dell'iniziativa. Ovviamente a noi ecciterebbe molto di più anche poter visitare tutto il resto, come si faceva quando si accompagnavano i clienti nel classico "tour" dello stabilimento completo!
Vincenzo

Anonimo ha detto...

Vincenzo,
il trenino cominciò a fare la sua comparsa dopo il 2010, ma non ricordo esattamente quale fu il primo anno. Ricordo, invece, che dal secondo anno i trenini divennero due per evitare quella lunga coda di "viaggiatori" in attesa di poter montare sul veicolo. Se l'affluenza è sempre la stessa spero siano sempre due.
Massimo Pinzauti

Luca Buttafuoco ha detto...

Non ho mai partecipato alla befana del pignone e la prima volta,era il mio primo Natale dopo l'assunzione, che venni a sapere che per lunga tradizione si teneva un evento simile mi venne da sorridere. Nel mio immaginario tornavano alla mente le situazioni raccontate da Paolo Villaggio nel suo Fantozzi, e forse anche letture su come nelle aziende, pensavo in un tempo ormai remoto, vi fosse una continuità paternalisticamente voluta tra tempo di lavoro e tempo di vita. Lavoro e dopolavoro. Cose idealmente da me ritenute allora doversi rigorosamente tenere separate
E poi ho imparato molto!!!





Luca Buttafuoco ha detto...

Luca...eh eh ! Ho cercato di mandare il precedente commento come utente google....ma non compare il nome! Boh!

Anonimo ha detto...

Alcune mie riflessioni sulla ‘mensa’ del Nuovo Pignone, magari già emerse in qualcuno dei tanti collegamenti su ‘Face book’ , del quale non sono utilizzatore.

Nel 1963, anno della mia assunzione, la società italiana era attraversata da forti istanze di cambiamento.
A quei tempi le riunioni sindacali, anche su argomenti inerenti il Nuovo Pignone, erano fatte in ambienti esterni alla fabbrica ad esempio all’Oratorio del Cipressino, alla Casa della Cultura o alla SMS di Rifredi. Ma nell’accordo N.P del 1.4.1969, per la prima volta nella storia, veniva sancito che le riunioni si potevano tenere in fabbrica. Fu così che da allora i locali della mensa divennero luogo d’incontro per i lavoratori. Per le assemblee e le comunicazioni sindacali in occasione dei rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, per le vertenza aziendali, per le decisioni o adesioni a scioperi come quelli storici per la famosa riforma delle pensioni del 1969. E in tantissime altre occasioni. Come ripenso a quelle sulla destinazione dello 0,7 per mille dei nostri stipendi per realizzare opere sociali: un ‘asilo nido per i figli dei dipendenti’, per costruire un ‘ambulatorio al Lippi’ e il ‘sottopasso della stazione ferroviaria di Rifredi’.
Da lì partiva la solidarietà ad altre realtà produttive in difficoltà.
Come le forti istanze di unità sindacale.
Quante discussioni su posizioni diverse. Quanti scontri ideologici, su temi talvolta contrastanti. Infine le mediazioni e le sintesi. Sempre finalizzate a combattere le ingiustizie sociali e nella prospettiva di continui miglioramenti e di un futuro migliore per tutti. C’erano tematiche che dall’esterno entravano prepotentemente all’interno della fabbrica. Fra quelle mura si levarono voci accorate ma decise sulle stragi e sul terrorismo che avvelenavano e attentavano alla vita democratica del nostro Paese.
O durante situazioni nelle quali la solidarietà umana si traduceva in impegno diretto in territori colpiti dalla calamità naturali. Come durante i giorni successivi al terremoto dell’Irpinia del 1980.
Ricordo vicino al banco del bar la bacheca con gli avvisi sindacali. E i pannelli per le esposizioni delle opere pittoriche dei ‘nostri’ più o meno valenti artisti.

Nella fabbrica il lavoro dall’alto contenuto tecnologico. Alla mensa il momento della pausa quotidiana per il pranzo e di aggregazione ma in che in altre occasioni si trasformava anche in scuola di socialità e apertura ai fermenti e ai cambiamenti epocali interni ed esterni.
Talvolta venivano ospitate personalità istituzionali o del mondo culturale su temi significativi. Vorrei qui ricordare fra tutti l’intervento, nel 1991, di padre Ernesto Balducci, che in momento carico di tensioni belliche internazionali, venne a parlarci sul tema della Pace.
Anche se pur raramente poteva diventare gradita platea per passerelle di personaggi nei quali si scontrava la incoerenza fra le parole e i fatti.

Ultime nei miei ricordi. Dal 1992 al 1994, in mezzo a quei tavoli, quante discussioni e decisioni, veramente unitarie, di scioperi, cortei e manifestazioni, anche a Roma, quando i lavoratori del Nuovo Pignone si trovarono di fronte alla vicenda della privatizzazione della fabbrica in mezzo alle paure e alle incertezze che umanamente accompagnavano ogni cambiamento dagli esiti imprevedibili.
Però non è mai mancata la fiducia e la speranza. Un patrimonio che ci portiamo con noi insieme a qualche aneddoto ascoltato alla ‘mensa’.

Un saluto a tutti
Arturo Ranfagni

Gigi mina ha detto...

Arturo, anche io sono stato assunto al N.P. nel 1963.
-Quello che descrivi è una cronistoria perfetta che ho vissuto anche io fino al 1999,
anno in cui ho lasciato ufficialmente la società. Poi sono rientrato,ma
in quel periodo non frequentavo la mensa.

Bravo Arturo
Gigi

Unknown ha detto...

Io invece sono entrato al Pignone nel 1970. La mensa era proprio così coi tavoli rotondi e verdi.
Ho passato molti anni nella Sala Prove, molti altri in Officina proprio attorno alle famose Mandelli a 5 assi che erodevano i cialdoni per ricavarne le pale dei Compressori Centrifughi, altri poi in Turbotecnica. Fino al 1998.
La Befana e la visita allo Stabilimento l^ho vissuta un paio di volte con i miei bimbi. Tutto come raccontato già.
Vorrei ricordare lo smarrimento e la tristezza di tutti i dipendenti per la morte di quel lavoratore schiacciato durante la movimentazione di un corpo turbina vicino ai banchi prova. Fortunatamente fu quello l^unico caso avvenuto in quegli anni!
Giancarlo Baldan
17 gennaio 2019