Massimo ci ha mandato la sua sempre accurata impressione della visita:
La seconda e conclusiva visita al complesso di Santa
Croce l'abbiamo
svolta come da programma. Dopo un breve richiamo
sull'ampiezza
dell'attuale basilica (prima pietra 3 maggio 1294)
rispetto alla
precedente del 1250 ca., è stato visitato il settore
della chiesa
riservato al culto, comprendente le cappelle Niccolini
(prebarocca),
Bardi, Salviati, Bardi di Vernio e Pulci-Beraldi
(quest'ultima con gli
unici affreschi eseguiti da Bernardo Daddi).
Successivamente un rapido giro del resto della chiesa,
per chi è mancato
alla prima puntata, con sosta alle principali
"urne dei forti", al
pulpito di Benedetto da Majano e ancora una replica
della visita alla
Sacrestia e sue adiacenze dove sono disposti i quadri
già in basilica,
ma tolti in più riprese nell'800, oggi restituiti al
pubblico
perfettamente restaurati: opere dal Trecento al
Cinquecento.
La splendida giornata invernale, luminosa e asciutta,
ha inondato di
luce la basilica dando particolare splendore al coro
(cappella maggiore
o degli Alberti di Firenze) con i notevoli affreschi
di Agnolo Gaddi e
le rutilanti vetrate con figure di Santi, su disegno
dello stesso Gaddi.
Altro tema di questa visita sono stati i Chiostri e il
Museo di Santa
Croce. Nel Primo Chiostro, trecentesco, primeggia la
celebre Cappella
Pazzi (sala capitolare del convento), costruita su
progetto del
Brunelleschi; sebbene realizzata dopo la morte del suo
ideatore, e non
completata nella sua parte superiore esterna, ha
comunque imponenza,
grandiosità, armonia pressoché insuperabili, sebbene
al momento orbati
dalla temporanea esposizione di una "piramide di
cera" concepita da un
sedicente artista e in mostra per la complicità di
cerebrolesi
amministratori dell'Opera di Santa Croce (vedere
foto).
Infine il Museo di Santa Croce, di nuovo allestimento,
che comprende
ambienti al terreno del primo chiostro come la ex
Cappella Canigiani, il
Refettorio piccolo e il Refettorio grande. Anche in
questa parte del
complesso troviamo ricoverato molte pitture
provenienti dalla basilica,
come i mutili affereschi di Andrea Orcagna col
"Giudizio Universale",
oppure ancora quadri della cerchia di Andrea del
Castagno o di Domenico
Veneziano fino al Naldini. La "vittima illustre" di questo
museo al
tempo della passata alluvione del 1966, il
"Crocifisso dipinto" del
Cimabue, è oggi esposto in sagrestia, a quota elevata,
a prova di
alluvione; al suo posto è tornato recentemente il
quadro finalmente
restaurato del Vasari con "L'ultima Cena",
montato su equipaggio
innalzabile in caso di invasione delle acque fluviali.
La visita è terminata passando per il cimitero
ottocentesco sistemato
sotto il portico alto del primo chiostro che ospita
tombe nobiliari e di
artisti delle diverse arti.
Penso che la visita sia stata universalmente
apprezzata.
Qua trovate il bellissimo
filmato della visita di Mauro (Cocchi)
Dobbiamo ringraziare Massimo
e Mauro per il loro continuo contributo.
A Francesco Lombardi... |
Quando abbiamo trovato questa
lapide è stato inevitabile pensare al nostro Francesco Lombardi che era assente ma
non erano ancora le undici e non ci siamo preoccupati infatti puntualmente alle
11 è comparso.
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