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foto 1 |
Eccola recensione di Massimo della visita:
Rinviata questa visita
culturale ad oggi, causa maltempo dell'iniziale data di mercoledì 27 novembre
u.s., siamo riusciti pienamente nel nostro intento: tempo più che sereno,
asciutto purtroppo con tramontana, seppure lieve. La partecipazione è stata
nella norma di questi ultimi anni come si vede nella foto di gruppo (Foto 1)
Da una prefazione di Antonio
Paolucci (2007): " Orsanmichele è un'antica venerabile chiesa, è un
santuario mariano (il tabernacolo dell'Orcagna che ospita la grande pala di Bernardo
Daddi), è la più importante antologia della grande scultura rinascimentale (da
Donatello a Ghiberti, a Brunelleschi), ma è, anche, il Tempio che esalta il
Lavoro delle Arti fiorentine, perché rappresenta l'orgoglio di Firenze nei
secoli gloriosi della sua storia. Non si può capire la città del Fiore senza
conoscere Orsanmichele".
Non a caso, un altro
compianto scomparso, Piero Bargellini definì Orsanmichele "come il
monumento più fiorentino di Firenze monumento a metà strada fra vita religiosa
e vita civile, fra pietà e politica, fra lavoro e preghiera".
Descriverne qui tutta la storia articolatissima, dalla sua
fondazione fino ad arrivare a come lo vediamo ancora oggi, sarebbe troppo
oneroso per questo blog; limitiamoci alle fasi principali della sua
edificazione.
Cominciamo dal nome:
Orsanmichele altro non è che la corruzione o semplificazione dell'espressione
San Michele in Orto con cui si ricorda che in questa area, governata ad orto
nell'alto medioevo, fu edificata nel 750
una chiesetta dedicata a San Michele.
Demolita nel 1240 per ordine
del Comune di Firenze, l'area fu dedicata al mercato del grano e dei cereali e
rimase piazza scoperta fino al 1284 quando, su disegno di Arnolfo di Cambio, il
comune ordinò la costruzione di una loggia a riparo dalle intemperie; semplice
struttura a pilastri di mattoni e copertura lignea, Su uno dei pilastri venne
dipinto un San Michele Arcangelo, mentre ad un altro era un'immagine della
Madonna (forse un affresco di Ugolino da Siena).
L'immagine della Madonna fu
presto ritenuta miracolosa per le numerose grazie ricevute dai devoti; lì si
radunavano spesso dei cantori delle lodi in onore di Dio e della Vergine che il
10 agosto 1291 costituirono una Compagnia col nome della "Beata Vergine
pura Madonna Santa Maria di San Michele in Orto" detta poi dei
"Laudesi", e successivamente Compagnia di Orsanmichele. Lo spazio
intorno a quel pilastro prese il nome di "Oratorio". Il 10 giugno
1304, tutta quell'area andò distrutta per un furioso incendio, appiccato per
questioni di "odi di parte".
Solo nel 1336, la Repubblica
Fiorentina decretò la costruzione di un nuovo edificio con l'intento di
riservare al piano terreno un degno luogo di venerazione attorno al pilastro
della Vergine Maria e di avere finalmente, nei due piani superiori un ampio,
sano e sicuro deposito per la conservazione del grano. Così il 29 luglio 1337
fu posata la prima pietra con solenne cerimonia dell'Arcivescovo di Firenze
Francesco Silvestri da Cingoli, presenti la Signoria di Firenze e
l'ambasciatore di Arezzo.
L'esecuzione della nuova
costruzione fu affidata all'Arte della Seta, che designò quali architetti Neri
di Fioravante, Benci di Cione e Francesco Talenti; la "fabbrica" ha
pianta rettangolare di 22 metri per 30 ca. e un'altezza al coronamento di 42
metri.
Il 26 luglio del 1343, giorno
di Sant'Anna, Firenze si liberò dalla tirannia del Duca d'Atene; la Signoria
interpretò il vittorioso evento dovuto all'intercessione di Sant'Anna, madre
della Vergine, che volle onorare decretando la costruzione di un altare in
Orsanmichele, provvisoriamente in legname, poi in marmo per opera di Benci di
Cione; sull'altare, nel 1526 venne posto il bel gruppo marmoreo (Foto 2) della
"Madonna col Bambino e Sant'Anna", stupenda opera di Francesco da
Sangallo (Firenze, 1494- ivi, 1576) d'insolita composizione.
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foto 2 |
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foto 3 |
Nel 1349 la Compagnia di
Orsanmichele dette incarico ad Andrea Orcagna di costruire il grandioso
tabernacolo che vediamo ancora oggi, nel suo splendore di marmi, bassorilievi e
intarsi, terminato dieci anni dopo, stupenda cornice al dipinto di Bernardo
Daddi (Foto 3).
Finalmente, nel 1357 il
Comune deliberò di spostare definitivamente in altro luogo il mercato del grano
e delle biade, pur riservando i piani superiori a granaio. Così, nel 1380
Simone Talenti, figlio del precedente summenzionato Francesco, chiuse le arcate
con quelle mirabili cortine dalle eleganti roste gotiche, trasformando il piano
terreno esclusivamente a Tempio religioso, come lo vediamo ancora oggi (Foto
4). Apparentemente una strana chiesa, con due navate uguali, conseguenza della
particolare storia che portò alla costruzione di questa fabbrica.
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foto 4 |
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foto 5 |
Infine, anche i piani
superiori perderanno il loro uso di granaio, allorquando nel 1569 il granduca
Cosimo I trasferì negli "ex silos" l'Ufficio dei Contratti e relativo
archivio; per accedervi in maniera indipendente dalla sottostante chiesa, fece
costruire dal Buontalenti l'arco cavalcavia che partendo dal Palazzo dell'Arte
della Lana, raggiungeva l'Ufficio all'altezza del primo piano.
Dopo la presentazione storica
dell'edificio, come descritto qui sopra, abbiamo cominciato la visita con
l'interno della chiesa, interamente affrescata; non sono certe le paternità di
tutte le pitture, ma per certo quelle delle quattro volte partendo dal lato
"absidale" sono opera di Jacopo Landini da Pratovecchio, detto
"il Casentino" (1297 - 1349 ca.).
La decorazione pittorica proseguì per diversi decenni con maestri del
Quattrocento e Cinquecento (Foto 5).
Com'è noto, all'esterno della
chiesa, nelle 14 nicchie sono ospitate le statue dei santi protettori delle
"Arti fiorentine", come detto sopra dal Paolucci. I protettori
effigiati sono i sette delle Arti maggiori e sette tra quelli delle quattordici
Arti minori, ma oggi vediamo le sculture in copia, perché da qualche decennio
gli originali sono sistemati al coperto nel primo piano dell'edificio e
disposti mantenendo lo stesso ordine che avevano quando erano all'esterno (Foto
6); unica eccezione è il San Giorgio, scolpito del Donatello, protettore
dell'Arte dei Corazzai e Spadai, il cui originale fu trasferito nel 1892 al
Museo Nazionale del Bargello. Le nicchie originali sono rimaste in loco,
restaurate.
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foto 6 |
Dunque ci siamo spostati
dalla chiesa all'ex Palazzo della Lana, oggi sede della Società Dante
Alighieri, per salire al piano superiore attraverso quel cavalcavia progettata
dal Buontalenti. Non possiamo certo descrivere qui le statue: sono da vedere,
perché rappresentano veramente il panorama della scultura, bronzo e marmo,
dalla fine del Trecento fino a tutto il Quattrocento; tra gli autori più
celebri sono Nanni di Banco, Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, Verrocchio,
fino a Baccio di Montelupo col "Giovanni Evangelista" del 1515 e
Giambologna col "San Luca" (1602), per sostituire una precedente, ma
passata di moda (stesso soggetto eseguito dal Lamberti, oggi visibile al
Bargello).
Concluso il tour delle
statue, siamo saliti al piano superiore, il secondo e ultimo, salendo per una
moderna scala in ferro e legno, avvolta attorno al pilastro centrale contro la
facciata lato via Arte della Lana; nella salita si può cogliere una suggestiva
prospettiva della sala con le statue (Foto 7) oltre ad ammirare più da vicino
la poderosa struttura a volte, in laterizio.
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foto 7 |
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foto 8 |
Arrivati così all'ultimo
piano (Foto 8), ci si presenta un "dulcis in fundo" straordinario: i
meravigliosi panorami offerti dalle grandi bifore aperte nelle quattro pareti.
Ogni lato offre scenografiche vedute sui monumenti della città col suo sfondo
di colline; diamone qui un paio di esempi nelle Foto 9 e 10.
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foto 9 |
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foto 10 |
Chi ha partecipato alla
visita è rimasto sicuramente impressionato e ammirato da questo singolarissimo
monumento: una costruzione maestosa nella sua semplicità e nello stesso tempo
ricolma di arte d'alto prestigio, con una storia molto particolare e articolata,
che rimane comunque fuori dai circuiti del turismo di massa, come si deduce
immediatamente dalla scarsissima presenza di visitatori.
Bibliografia per saperne di
più:
Antonio Godoli -
"Orsanmichele - Chiesa e Museo" - Edizioni SIllabe s.r.l., Livorno,
2007
Francesca Nannelli - "Il
tabernacolo dell'Orcagna in Orsanmichele" - Edizioni Sillabe s.r.l.,
Livorno, 2006
Piero Bargellini -
"Orsanmichele" - Edizione Arti Grafiche Ricordi S. p. A. - Milano,
1969
Brochure dei Musei del
Bargello: Orsanmichele (scaricabile dal QR code nei totem posti nella Chiesa)
Link al sito ufficiale dei
Museo del Bargello
https://bargellomusei.it/musei/orsanmichele/
Ringraziamo Massimo per l'ennesima volta per la recensione, le foto e la guida.